Claudia Contin Arlecchino.

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Le Maschere della Bottega Buffa CircoVacanti lavorano tutte a partire dalla rigorosa re-invenzione di Claudia Contin Arlecchino e Ferruccio Merisi adottandone i fondamentali principi antropologici che le rendono uniche nel disegno corporeo, nella grammatica del movimento e nella capacità di comunicazione e assorbimento di elementi presi da diverse culture e linguaggi artistici.

LA COMMEDIA DELL'ARTE di Claudia Contin Arlecchino


La Commedia dell’Arte di Claudia Contin Arlecchino, che ne è anche l’interprete ecclettico sulla scena, è un insieme di “favole didattiche” dove effettivamente si può apprezzare uno sforzo puntuale e coerente di equilibrio: tra precisione e puntualità tecnica e storica da una parte e, dall’altra, una comunicazione fluida e lieve, ora umoristica, ora in qualche modo commovente, che vuole ottemperare comunque sempre e senza deroghe al patto di fascinazione con il pubblico e con gli allievi. Gli argomenti della sua ricostruzione della Commedia dell’Arte entrano nello specifico della definizione dei personaggi più famosi, recuperandoli dalle fonti storiche ed iconografiche come dalle risonanze antropologiche dei loro singoli linguaggi comportamentali, fino a definire le opportunità innovative di conquista, di sviluppo e di ri-creazione dei personaggi stessi da parte dell’attore. In questo modo il lavoro di Claudia Contin Arlecchino sulla Commedia dell’Arte trascolora spesso in una riflessione più universale che tocca a tratti le essenze più generali del linguaggio del comportamento, a tratti il “potere” della Maschera e dei suoi archetipi, a tratti il rapporto di necessità tra le forme e le presenze, e a tratti ancora la ricchezza e il valore della Differenza e la complementarietà tra le Differenze. (...) Nello scoprire e nel condurre “vivi” fino alla superficie del presente i “geni latenti ed ancestrali” delle Maschere, Claudia Contin Arlecchino fatalmente “inventa”: inventa percorsi sperimentali, colture di laboratorio, restauri di parti mancanti, ipotesi di ambienti generali, storie e drammaturgie, “traduzioni” e rigorisi “tradimenti” sul filo delle equivalenze strutturali, inventa insomma la sua Commedia dell’Arte da consegnare “viva” alla realtà artistica di oggi... e del futuro. (Ferruccio Merisi 1999 – dal saggio di presentazione de “Gli Abitanti di Arlecchinia)



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